foto di artista calatino tratta da fb |
Il tribunale è l'ennesimo, MA NON SARA' L'ULTIMO, atto che mostra quanto sia debole il nostro piccolo territorio rispetto ai "grandi sistemi" che in questo momento stanno governando il nostro mondo.
E più andrà avanti la crisi globale, più il piccolo territorio verrà considerato un numero statistico da tagliare o ridimensionare. un naturale insignificante resto nelle politiche dei grandi numeri e delle grandi operazioni.
A maggior ragione quando il piccolo territorio è disunito, disomogeneo e privo di una progettualità comune sul futuro e sulle possibile vie di sviluppo.
Un territorio che aspetta la manna dal cielo piuttosto che piantare alberi di frassino.
Il mio pensiero.. la mia sensazione è che abbiamo perso la capacità di sognare il nostro domani e di lasciarci trascinare da questo comune sogno per costruire un domani migliore. Siamo trascinati dagli eventi, senza capire o tentare di capire quale sia la direzione che stiamo prendendo. In balia di onde che vengono da lontano.
Credo che finchè non capiremo che il nostro futuro dipende da noi.. da come riusciremo a ridisegnare il nostro territorio.. da come riusciremo a ripensare alla nostra economia.. da come riusciremo a stare insieme a difendere le nostre peculiarità e le nostre identità.. da come riusciremo a porgerci domande sul nostro comune domani e a trovare le giuste risposte.. fino a quando non si capirà che la nostra forza siamo NOI STESSI IN UNA VISIONE COMUNE che parta dalle nostre radici e che da queste faccia crescere un albero sano e robusto, allora... fino a quando non capiremo questo saremo solo destinati a lasciarci governare da processi esterni lontani dalla nostra realtà ma con effetti molto vicini alle nostre case.
Stiamo vivendo l'evolversi di una guerra! non civile ma finanziaria. Ma che ci sta lasciando pieni di macerie.
E così come, dopo una guerra o un terremoto, il popolo si rimbocca le maniche ed inizia a ricostruire, così noi oggi dobbiamo fare. Non abbiamo scelta.
E' già tempo di ricostruzioni. E' tempo di porgerci le domande sul nostro futuro ed insieme essere capaci di dare le giuste risposte con unità di intenti e con serietà.
Iniziare a ricostruire la nostra comunità ed il nostro territorio pensando a quale sia la nostra storia, i nostri valori, le nostre peculiarità e creando e progettando un nuovo "Calatino" ed una nuova Caltagirone.
Fino ad oggi abbiamo vissuto in Città pensata 50-60 anni fa. Incapace di autogenerarsi e di riprogrammarsi. Incapace di partecipare all'evolversi del mondo essendo parte attiva del processo di cambiamento.
Penso che sia già il tempo di pensare alla Caltagirone del 2000, cogliendo le opportunità che il nuovo millennio ci offriva e ci offre, ma che noi non abbiamo saputo o voluto cogliere.
Occorre però grande serietà, volontà e spirito di sacrificio in un'ottica comune in cui tutta la Comunità sia attiva e parte integrante della scommessa.
Ma saremo in grado di fermarci dal gridare e dal metterci in vetrina e riflettere insieme su cosa fare e perchè fare?
Saremo in grado in pensare, progettare e costruire una nuova Caltagirone?
Una Caltagirone 2.0?
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